\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \sl240 \f1 \fs24 Preso in mano il potere effettivo nel 1661, Luigi XIV port≥ alla sua massima espressione la politica dei grandi ministri
(riduzione dellÆaristocrazia a nobiltα di corte, attirata nella nuova, fastosa residenza di Versailles) e pose il proprio assolutismo anche a base della politica religiosa: combattΘ i protestanti (revoca dellÆeditto di Nantes, nel 1685) e i giansenisti,
entr≥ in aspri contrasti col papato per alcuni privilegi dellÆambasciatore francese a Roma e per i quattro articoli della dichiarazione gallicana del 1682. Sebbene il re, in teoria, governasse da solo, Luigi XIV, almeno nella prima parte del suo regno, a
scolt≥ e attu≥ i consigli di ministri assai esperti: si deve al Vauban il pregevole sistema difensivo delle grandi fortezze, a M. Le Tellier e a suo figlio Franτois-Michel marchese di Louvois la riorganizzazione dellÆesercito francese. Ma nulla eguaglia
per importanza la politica economica e finanziaria di J.-B. Colbert, il quale, dopo aver risanato le finanze compromesse dal disordine precedente, inizi≥ una nuova politica economica di tipo mercantilista, che, se a lungo andare si rivel≥ dannosa per ave
r reso pi∙ aspri e meno sanabili i contrasti internazionali, fu tuttavia uno strumento mirabile per realizzare il programma di Luigi XIV, assolutista allÆinterno e imperialista allÆestero.\par
Il regno di Luigi XIV fu, infatti, una serie quasi ininterro
tta di campagne militari volte a guadagnare le frontiere naturali e a piegare ancora una volta gli Asburgo. Le guerre furono quanto mai fortunate allÆinizio: la guerra di devoluzione, con la pace di Aquisgrana del 1668, diede a Luigi XIV numerose cittα f
iamminghe; la guerra di Olanda, con il successivo trattato di Nimega del 1678, attribu∞ alla Francia altre cittα fiamminghe e la Franca Contea; la politica delle ôCamere di riunioneö port≥ allÆannessione di Strasburgo e Casale. Non diedero invece apprezz
abili vantaggi nΘ la guerra della Grande Alleanza del 1688-97, nΘ la guerra di successione spagnola del 1702-14. A parte lÆinnegabile successo in Spagna (insediamento di Filippo V dÆAngi≥, su quel trono), la lunga guerra risult≥ dannosa alla Francia, che
ne usc∞ con le frontiere non compromesse, ma con le finanze esauste e le energie infrante. La reggenza del duca di OrlΘans, troppo personalisticamente interessata, per il piccolo Luigi XV (1715-74), poi il noncurante sistema di governo dello stesso re a
ggravarono la situazione lasciata in ereditα dal Re Sole.\par
Sul piano internazionale la Francia modific≥ radicalmente la propria politica e, per dare scacco al dinamico programma dellÆAlberoni, non esit≥ a prender le armi contro Filippo V di Spagna, a
lleandosi con lÆInghilterra e lÆOlanda; allÆinterno, furono anni di ripresa degli ordini privilegiati (favori alla nobiltα, frequenti contrasti tra il governo e i parlamenti) e di spericolata politica finanziaria (esperimenti di J. Law). Ma non Φ ancora
il caso di parlare di esaurimento dellÆassolutismo monarchico: dÆaccordo con le altre corti borboniche, i gesuiti furono espulsi e se ne provoc≥ la soppressione; nel 1771 il cancelliere Ch.-A. de Maupeou riusc∞ a sopprimere i parlamenti, roccaforte ormai
del privilegio aristocratico, e in politica internazionale la corona, che nella guerra di successione polacca e in quella di successione austriaca non aveva conseguito sensibili vantaggi, ebbe la forza di operare, nellÆimminenza della guerra dei Sette a
nni (1756-1763), quel ôrovesciamento delle alleanzeö che fu fondamentale nella storia dellÆEuropa settecentesca. Battuta dallÆInghilterra durante questÆultima guerra, la Francia riusc∞ a compensare la perdita di buona parte del proprio impero coloniale (
Canada) con un rafforzamento della propria posizione europea e mediterranea (ôpatto di famigliaö tra le corti borboniche di Francia, Spagna, Parma e Napoli; acquisto della Corsica, venduta dalla repubblica di Genova, nel 1768) e, alla fine, approfittando
della rivolta delle tredici colonie inglesi dellÆAmerica Settentrionale, col suo intervento, prima di volontari (La Fayette, ecc.) poi di forze regolari, riusc∞ a prendersi la rivincita sulla nemica Inghilterra (pace di Versailles del 1783). La guerra a
mericana tuttavia aggrav≥ il difficile problema del bilancio dello stato francese, e ci≥ in un momento assai delicato.\par
LÆopinione pubblica, ancora indignata per gli sperperi dellÆultima parte del regno di Luigi XV e tutta imbevuta ormai della polemi
ca ôcostituzionaleö, sostenuta dagli uomini dellÆIlluminismo e dellÆ\i Enciclopedia\i0 , reclamava a gran voce una riforma radicale dellÆassetto amministrativo e politico del paese. Il nuovo sovrano Luigi XVI (1774-92) non escludeva la possibilitα di alc
une riforme; ma col suo carattere debole e indeciso non seppe contrastare la riscossa degli uomini di corte e degli ordini privilegiati, che contraddistinse i suoi primi anni di regno. Egli stesso, dÆaltra parte, rimaneva legato alla convinzione che lÆar
istocrazia fosse il vero sostegno del trono. Ristabiliti i parlamenti, prima appoggiata e poi rinnegata la politica di R.-J. Turgot (1774-76), che aveva abolito le corporazioni, Luigi XVI fin∞ con lo scontentare tutte le classi. Il debito pubblico, insos
tenibile, apriva la porta alla Rivoluzione, che si prospettava, ai suoi primi inizi, come reazione dei privilegiati allÆassolutismo monarchico e come rivoluzione nobiliare (1787-89: duplice assemblea dei notabili; richiesta di convocazione degli Stati Ge
